Cronaca di un'alzabandiera

                                                                                      

" Ore 7,30 : ho appena ritirato la bandiera dall'Ufficiale di Picchetto. "

Gli ultimi preparativi dopo una notte praticamente insonne si sono succeduti con ritmo frenetico: spazzola la tuta da combattimento, lucida gli scarponi polverosi, cancella ogni traccia di barba dal viso.

Mi dirigo verso il palcoscenico che mi vedrà tra poco assoluto protagonista.

Lì occhi severi valuteranno i miei gesti, cercheranno il mio imbarazzo, giudicheranno impietosi ogni minimo errore.

Con calma apparente prendo posizione al fianco del pennone più alto e sistemo, fissandolo con cura, il tricolore alla corda d'acciaio.

Ora sono fermo in posizione di riposo, il fucile a tracolla e lo sguardo a scrutare i lati deserti del piazzale Monte Nero.

Ore 7,40: il piazzale come d'incanto si anima: una moltitudine di macchie verdi si raccoglie in diversi schieramenti negli angoli e si dispone ordinatamente aspettando lo squillo di tromba che darà inizio alla cerimonia. L'atmosfera apparentemente distesa ma carica di elettricità della preadunata esplode come un tuono in una corsa repentina e si placa all'altezza della linea bianca tracciata sull'asfalto a circa 30 metri da me.

Pochi secondi: un fronte compatto e uniforme ed io siamo separati da un velo sottile ma palpabile di tensione.

Si succedono, accompagnate dal secco sbattere per terra dei Vibram le presentazioni delle forze dei reparti da Ufficiali a Ufficiali superiori fino a giungere al Comandante di Battaglione.

La sua voce rompe un incantesimo, dagli altoparlanti risuonano le prime note dell'inno.

Io ruoto a 45° a sinistra, saluto la bandiera e comincio ad innalzarla lentamente con movimenti il più possibile fluidi.

Con la mente ritorno alle prove eseguite nottetempo tra un cambio della guardia e l'altro e conto ventuno bracciate mentre il cigolio della corda d'acciaio mi accompagna, ormai amico inseparabile, nella prova ".

La bandiera terminò la sua corsa un attimo prima che la musica svanisse, il capoposto salutò e ruotò 45° a destra.

Il Comandante ordinò il riposo ai reparti con occhi soddisfatti e in pochi attimi gli schieramenti si sciolsero lasciando il piazzale nuovamente semi-deserto.

Narrano poi le cronache che l'ammaina-bandiera non si risolse altrettanto felicemente per il capoposto. Un po' di stanchezza, un po' per la fretta piegò frettolosamente la stoffa tricolore senza curare i canoni estetici prescritti e cercò di guadagnare rapidamente lo stanzino dell' Ufficiale di Picchetto.

L'urlo del Capitano d'ispezione che lo attendeva al varco come il gatto con il topo lo ghiacciò durante quel goffo tentativo ed il feroce rimprovero ebbe un'unica scontata conclusione.

Terminò mestamente il servizio aspettando da lì a poco, preludio a gesta meno gloriose, le note familiari annuncianti l'ennesima adunata puniti.

 

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